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Tag: graphic novel

Trovare un posto (e un tetto) nella Roma del precariato: la graphic novel di Laura Angelucci

“New York non dorme mai. Ma, vi assicuro, pure Roma non scherza! Neppure un immobiliarista riuscirebbe a definire silenziosa e tranquilla questa zona”

Così si apre Breve e modesta guida per trovare il tetto nel quadrante est di Roma, la graphic novel realizzata dalla fumettista Laura Angelucci. La storia si dipana tra le pagine seguendo due piani narrativi differenti ma intrecciati: da una parte gli anni Cinquanta, con le vicende riprese dal classico del cinema “Il tetto” di Vittorio De Sica, dall’altro il presente, una coppia di trent’anni, il precariato, la voglia di costruire una vita, la ricerca di una casa e di un posto nella città. Questo dialogo tra due epoche viene reso grazie all’uso di tecniche del disegno distinte, così da accompagnarci in un percorso tra passato e presente che si intrecciano nella giovane ricerca di un futuro nelle periferie romane.

Laura Angelucci, classe 1991, ha già portato il suo libro al Bande des femmes, il festival di fumetti e illustrazioni di artiste donne organizzato dalla libreria Tuba al Pigneto e al Crack!, il festival di fumetto organizzato ogni anno al e dal Forte Prenestino a Centocelle. Il 7 marzo 2019 il fumetto torna nel nostro quartiere con una presentazione presso la libreria caffetteria La pecora elettrica, in via delle palme 158 dalle 19:00 in poi!

Potete seguire gli aggiornamenti dell’evento sulla pagina Facebook

Oppure sul sito dell’autrice

Nameless di Grant Morrison e Chris Burnham

Il nostro amico nerd, Andrea Giancaterina, ci ha consigliato questa graphic novel, ecco le sue testuali parole a riguardo!
 “Nameless è una questione complessa.
Un volume unico edito da Saldapress che raccoglie la mini in 6 numeri della Image Comics.
Una questione complessa come tutte le opere dello scrittore inglese Grant Morrison quando decide di scrivere qualcosa di più di un semplice racconto di intrattenimento e va a sfiorare immagini, simboli  e significati che  divengono talmente stratificati da farci allontanare totalmente dallo spunto di base per ritrovarci in un viaggio senza inizio e fine e senza qualsiasi appiglio narrativo classico.
La struttura svanisce e quello che originariamente poteva sembrare un horror fantascientifico ambientato nello spazio diviene un viaggio metafisico, evocativo, che abbraccia temi esistenziali ed immanenti come il 2001 di Kubrick, in una compressione di idee e di sperimentalismo formale.
L’intrattenimento dei Disaster Movie, dicevamo, è appena accennato, alcuni stilemi del genere sfiorati fanno da innesco e pretesto, poi si parte senza fare ritorno verso un abisso Lovecraftiano e nichilista dove tutto è simbolo, evocazione, rito; dove un senso sempre più incessante di cupa incombenza prevarrà sul lettore, un senso di perduta desolazione e deriva cosmica come quella che  sperimenta il protagonista.
Cosa preserva una tale opera dall’essere “onanismo mentale autoreferenziale?” o meglio: “perchè dovrei leggerlo”?
Perché Morrison tocca le corde giuste facendolo con consapevolezza e dando sempre l’impressione di conoscere bene quello di cui sta raccontando.
Le prosa utilizza figure archetipiche, gli  Incubi primordiali  aprono  fobie che realmente albergano negli strati della mente umana e  colgono il bersaglio innescando in chi legge un abisso di ipotesi, congetture e riflessioni, spostando così il focus principale dal livello narrativo di base a quello simbolico: ci si scopre ad interrogarsi sul significato dell’esistenza e di Dio.
Vi ritroverete a sfogliare, come spesso capita nelle opere di Morrison, le pagine già lette alla ricerca di dettagli, di passaggi sottovalutati, indizi. Significa che quello che state leggendo funziona e la vostra mente è stata messa in moto.
I disegni di Chris Burnham sono perfettamente a servizio delle atmosfere e dell’idea: la sequenza delle tavole e delle vignette viene deformata e assoggettata, spezzata e ricomposta, rimanendo comunque chiara ed intellegibile.
L’autore  marca attraverso soluzioni grafiche l’idea del tempo che passa e lo sprofondare e riemergere dall’abisso e dai meandri del sogno, con minuzia di dettagli e particolari; particolari che dicono più delle parole invitandoci a riguardare e ispezionare ogni pagina come a dirci che il fumetto è tale quando parola e immagine si amplificano a vicenda, si intrecciano, si sfidano e si contraddicono sussurrandoci : “ragiona, guarda meglio, gratta la superficie”.
Leggiamo Nameless con la consapevolezza che Morrison ne sappia tanto più di noi e che forse abbia spalancato qualche segreto proibito o incubo universale e che ora sia qui per iniziarci alla verità inconfessabile dietro la condizione umana.”